mercoledì 9 marzo 2022

Il mito di Orfeo ed Euridice

 

Orfeo ed Euridice dagli Inferi, di Jean-Baptiste Camille Corot.

“L’ombra discende sottoterra, e riconosce ciascuno/ dei luoghi che vide un tempo e, cercando Euridice/ la trova nei campi delle anime pie e l’abbraccia voluttuosamente/ passeggiano insieme unendo i loro passi. / Ora la segue, ora le sta davanti, / e ormai sicuro si volta a guardare la sua Euridice.”
Ovidio, Metamorfosi.

Orfeo ed Euridice: il mito.
Quello di Orfeo ed Euridice è uno dei miti più celebri.
Come di ogni mito ne esistono varie versioni, le più famose sono quelle di Ovidio e Virgilio.
Orfeo, figlio della musa Calliope, era un grande poeta e un musicista talmente bravo da riuscire a placare le bestie con il solo suono della sua musica. Euridice invece era una Driade, ovvero una ninfa dei boschi.
In questa vicenda è presente un'altra importante figura, la causa che provoca le vicende successive che tutti conosciamo, ovvero Aristeo.
Quest’ultimo, figlio di Apollo, si innamorò di Euridice, ma la ninfa non era interessata.
All’ennesimo tentativo da parte di Aristeo di sedurla, lei si mise a fuggire in dei campi, finendo per calpestare un serpente che la morsicò, uccidendola.
Orfeo, distrutto dalla morte della sua Euridice, decise di scendere nell’Ade per convincere il dio dell’oltretomba a ridargli sua moglie.

CHRISTIAN GOTTLIEB KRATZENSTEIN, ORPHEUS
AND EURYDICE
.

Convinse Caronte a farsi traghettare, placò Cerbero e tutte le anime, grazie alla sua musica.
Una volta arrivato al cospetto dei regnanti dell’oltretomba, Orfeo si mise a suonare per loro melodie talmente dolorose che commossero non solo Ade e Persefone, ma persino le erinni, ovvero le personificazioni della vendetta.
A Orfeo fu quindi concesso di riportare Euridice nel mondo dei vivi, con l’unico limite di non potersi voltare a guardarla fin quanto non fossero usciti dall’Ade.
Hermes, il messaggero degli Dei, li seguì per accertarsi che il patto venisse rispettato.
Orfeo, giunto alla porta degli inferi, si voltò ed Euridice svanì. 

La versione del mito nella metamorfosi di Ovidio.
Ovidio racconta il mito di Orfeo ed Euridice nelle Metamorfosi, nei versi da 1 a 77 contenuti nel libro 10.
Secondo Ovidio, Orfeo riprova a farsi traghettare da Caronte al cospetto di Ade, ma viene scacciato, così pianse dal dolore per sette giorni senza toccare cibo, per poi successivamente morire dilaniato dalle Menadi.
Ovidio sostiene che Euridice è rassegnata al suo destino, ma non incolpa Orfeo, diversamente da ciò che accade nelle Georgiche.

 

 

E ormai non erano lontani dalla superficie della terra,
quando, nel timore che lei non lo seguisse, ansioso di guardarla,
l’innamorato Orfeo si volse: sùbito lei svanì nell’Averno;
cercò, sì, tendendo le braccia, d’afferrarlo ed essere afferrata,
ma null’altro strinse, ahimè, che l’aria sfuggente.
Morendo di nuovo non ebbe per Orfeo parole di rimprovero
(di cosa avrebbe dovuto lamentarsi, se non d’essere amata?);
per l’ultima volta gli disse ‘addio’, un addio che alle sue orecchie
giunse appena, e ripiombò nell’abisso dal quale saliva.

 

Avrei voluto poter sopportare, e non nego di aver tentato:
ha vinto Amore! Lassù, sulla terra, è un dio ben noto questo;
se lo sia anche qui, non so, ma almeno io lo spero:
se non è inventata la novella di quell’antico rapimento,
anche voi foste uniti da Amore. Per questi luoghi paurosi,
per questo immane abisso, per i silenzi di questo immenso regno,
vi prego, ritessete il destino anzitempo infranto di Euridice!

La versione del mito nelle Georgiche di Virgilio.
Il mito di Orfeo ed Euridice viene inserito da Virgilio all’interno della favola “Aristeo e le api”, al termine delle Georgiche.
Virgilio racconta che Orfeo pianse per sette mesi, continuando a suonare la sua lira. Successivamente,
viene ucciso dalle donne dei Ciconi, per poi esser accolto nei campi elisi.
A differenza della versione di Ovidio, in cui come ho scritto prima Euridice non colpevolizza Orfeo, nel caso delle Georgiche Virgilio sostiene che la ninfa sembra colpevolizzare il marito, poche voltandosi ha causato la sua morte definitiva.


 Si fermò e, ahimè! vinto nell’animo, guardò la sua Euridice alla luce immemore.
Lì ogni fatica fu dispersa e furono rotti i patti del tiranno
spietato, e tre volte un fragore fu sentito negli stagni averni.
Quella disse: “Chi mandò in rovina me misera e te, o Orfeo,
quale grande follia? Ecco di nuovo i crudeli fati mi chiamano
indietro e un sonno seppellisce gli occhi che vacillano. Ora addio:
vengo trascinata dopo essere stata circondata da una notte profonda
e mentre, non più tua, tendo a te le mani prive di forze!

Altre versioni.
Il mito di Orfeo ed Euridice è stato trattato anche da altre figure della storia, tra queste:
La favola di Orfeo di Poliziano;
Orfeo, Euridice, Hermes di Rilke. 

Catharine Adelaide Sparkes Orpheus and Eurydice

Morale del mito.
Esistono varie teorie su quale potrebbe essere la morale di questo mito, di seguito ve ne riporto alcune:
-Una volta scesi nelle tenebre, metaforicamente, non si è più li stessi;
-Nessuno può vincere il destino;
-Orfeo che si volta, potrebbe essere una metafora dell’uomo che cerca conforto nel passato;
-La speranza, perché sebbene questo sia un mito molto tragico, comunque finisce con Orfeo che muore e può finalmente stare per sempre con Euridice;
-Non agire mai troppo in fretta ed essere impulsivi.


Adesso tocca a voi, quale versione del mito preferite? Ne conoscete altre?
E soprattutto, secondo voi qual è la morale del mito?

Vi auguro una super giornata,
Jess.💗

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